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tratta dalla versione stampata di Ascensio Magazine ASCENSION MAGAZINE numero 12 Primavera 2006 recensione a cura di Alberto Lutriani GIORGIO MAGGIORE "OASI DI CEMENTO" Eccoci di fronte ad uno splendido esempio di autoproduzione altamente professionale. In questa sua prima opera Giorgio, oltre ad occuparsi della registrazione e della post-produzione, ha anche suonato da solo tutti gli strumenti e (come tiene a precisare nelle note di copertina) senza l'ausilio di apparecchiature computerizzate, ma solo col buon vecchio digitale. Il risultato è un album pieno di piacevoli sorprese per chi, come me, è figlio del suono new wave. Consiglio però questo album anche a chi, ancor giovane, vuole provare l'emozione di confrontarsi con testi mai banali e con un suono che è l'ottima simbiosi tra umanità e sintetica freddezza. In genere odio fare esempi, ma GIORNI INESORABILI ha un incedere alla Cure periodo "Seventeen Seconds"...incredibile! Certo il tutto è dovuto al modo di suonare la chitarra in eco di Giorgio e di un determinato uso della drum-machine. Grazie al raddoppiare della chitarra NON MI CREDI MAI aggiunge un pizzico di cattiveria alle sonorità di Giorgio , mentre GETTARE VIA UNA VITA COSI' ha una forma decisamente più cantautorale, ma ugualmente piacevole... Una mia preferenza particolare va a QUEL TEMPO TORNERA' in cui ho percepito l'anima di fantasmi macuniani, anche se stemperati da una forma compositiva meno cupa... ANIMA ANONIMA è invece una sorprendente traccia dalla intro gothic-ambient che sviluppa però un'epica da brividi cosi' come la seguente NUVOLA. Con SENTIMENTO CHE VIENE E VA si ritorna dunque ad una ritmica più veloce, mentre con VIRUS NEL TUO FILE il pensiero torna a Robert Smith...Ripeto: è il suono della chitarra cosi' effettata a creare questa similitudine con il gruppo inglese. Il finale del CD è affidato a COSA RIMANE?, un filo conduttore di accordi simile a "House of Rising Sun", ma solo per assonanza... Cosa rimane? Beh, il piacere di avere scoperto un artista ed un ottimo CD. (Alberto Lutriani) |
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tratta da Musicmap.it
GIORGIO MAGGIORE "Oasi di cemento" (2005 ) E' impossibile non provare un'istintiva simpatia per questo album di Giorgio Maggiore. Non, di certo, perché si tratta di musica divertente o di mero intrattenimento, anzi: diciamo subito che i numi tutelari di Maggiore devono forzatamente essere i dioscuri della dark wave anni '80 (Cure, Joy Division e chi più ne ha più ne metta). Non esattamente gente con cui farsi grasse risate. Ugualmente in queste 14 tracce non troverete buonumore, stile Elio e le Storie Tese, ne' musica precisamente alla moda, stile dance o similari. E allora, vi chiederete, perché mai provare istintiva simpatia per questa proposta? Per due ragioni. La prima è che questo disco è stato completamente ideato, composto, realizzato, arrangiato e suonato da Giorgio Maggiore. Chitarre, basso, tastiere, batterie e percussioni. Tutto, come si legge nel booklet del cd, interamente registrato in analogico, senza uso di computer ne' di campionamenti: solo un registratore multitraccia Fostex VF160. Una bella faticaccia, non c'è che dire. C'è, quindi, poco da svicolare: questo è Giorgio Maggiore, solo Giorgio Maggiore. Non potete che prendervela con lui, se il materiale non vi piace. Ma se, viceversa, rimarrete vinti da queste sonorità (vi confesso che a me è successo, in particolare per "Nuovi stimoli" e, soprattutto, per "Quel tempo tornerà"), non potrete che dare a lui ogni merito. Questa è la prima ragione della simpatia che si prova istintivamente per quest'album. La seconda motivazione è che questo è un disco vero. Non artefatto. Istintivo. Preciso e puntuale. E questo riconduce al primo motivo: questo è Giorgio Maggiore, solo Giorgio Maggiore. Autentico. Da amare o meno, questa è una vostra scelta. Più facile, però, che si scelga la prima possibilità. (Andrea Rossi) |
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tratta da Lascena.it
Giorgio Maggiore è un cantatore milanese che si sente profondamente legato agli anni ’80. Il suo sound, infatti, rimane ancorato alla new wave di quegli anni, principalmente europea. I richiami musicali di questi quattordici brani hanno ad oggetto prevalentemente i Cure, per quanto riguarda l’uso delle chitarre, i Joy Division ed i Bauhaus per la cupezza nella quale vengono ambientate le canzoni ed, infine, i Diaframma, per quanto riguarda le linee vocali. Queste ultime sono forse il punto debole del nostro: fin troppo monotone e nei cambi di registro copie scialbe del Ferretti di “Linea gotica”. Strano lavoro "Oasi di cemento" poiché da un lato presenta i limiti tecnici di cui sopra ma al contempo, nel suo risultare anacronistico, pone in essere un'interessante e genuina rivisitazione storiografica di quel periodo musicale, che il Maggiore sembra aver vissuto in prima persona. |
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tratta da Guts of Darkness
Giorgio Maggiore est un musicien qui a déjà de la bouteille puisqu'au cours des eighties, il a joué de la batterie au sein de deux formations, The Fulls et The Butterflies Collectors. Il va découvrir ensuite des artistes tels que les Cure, les Cocteau Twins, Wire, The Sound ou Joy Division qui vont l'influencer. Il va enregistrer quantité de maquettes mais sans parvenir à susciter suffisamment d'attention de la part de producteurs italiens, ce qui ne va nullement le décourager puisqu'il poursuivra ses enregistrements, découvrant en chemin la scène shoegaze. En 2005, il sort enfin son premier véritable album, 'Oasi di cemento'. Il est évident dès l'écoute du titre éponyme que la cold wave a influencé Giorgio Maggiore, notamment dans le jeu de guitare cristallin et froid qui n'est pas sans évoquer les Cure période 'Seventeen seconds'. Cette touche brumeuse est renforcée par le chant placé légèrement en retrait, comme lointain. Les textes (en italien) étant un élément important, les morceaux conservent une approche 'folk' ('Quel tempo tornerà') qui n'est pas sans rappeler l'évolution d'une autre formation cold wave italienne, Diaframa. L'ambiance générale est assez mélancolique, presque monotone, un peu à l'image des thèmes abordés (nature et béton, rêves et réalités, routine urbaine et espoir). Ces mélodies pop brumeuses dégagent une saveur hypnotique agréable comme sur 'Oasi di cemento', Gettare via una vità cosi', 'Quel tempo tornerà' ou 'Anima anonima' et sa triste introduction au clavier. Problème: Giorgio chante, joue de tous les instruments, programme, mixe et arrange et cela s'entend. La production manque un peu de force et les pièces de 'Oasi di cemento' ne peuvent dissiper une impression de démo plus que d'album définitif: la base reste le chant et la guitare, les autres éléments n'étant que soutien. Qui plus est, Giorgio n'est pas un grand chanteur et le disque contient tout de même quatorze compositions. C'est trop long car si la magie opère parfois, trop de chansons manquent furieusement d'accroche, empêchant selon moi l'auditeur de maintenir l'attention tout au long du disque. On sent toute la sincérité de Giorgio Maggiore qui se soucie bien plus de ce qu'il a à exprimer que d'un quelconque format commercial et c'est tout à son honneur mais je ne puis cacher qu'une moitié des morceaux aurait largement suffi. (mercredi 6 août 2008) - 3/6 |
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tratta da Kdcobain.it
Sulla scia dello stile di Giovanni Lindo Ferretti si apre questo disco di Giorgio Maggiore, giovane cantautore milanese le cui sonorità attingono agli anni 80 come si può notare dall'uso intenso del delay sulle chitarre e dalla drum-machine che scandisce le ritmiche nella maggioranza dei pezzi. Cantati in italiano i quattordici brani presenti parlano di quotidianità e lo fanno con uno stile decisamente sopra le righe come nel pezzo "Il walzer della routine", dove la voce cerca di sfruttare tutto lo spettro di tonalità, da quella baritonale al falsetto. Le melodie dei ritornelli si ripetono incessantemente rimarcando il significato della canzone. Lo stile di tutti i pezzi rimane però incardinato nello stesso canovaccio dove a volte la batteria elettronica suona anche fuori tempo forse per arditi controtempi. "Oasi di cemento" costituisce il debutto di Giorgio Maggiore, un album che fonde in sé tutti gli elementi assorbiti dal cantautore con il tempo e le esperienze, dalla psichedelia anni70 all'elettronica anni 80. |
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tratta da Genovatune.net
Non privo di fascino questo Oasi di Cemento, album d’esordio del milanese Giorgio Maggiore, il quale scrive, suona, arrangia, registra, mixa e produce l’intero lavoro. Lavoro oscuro e dolente, completamente immerso in un ambito Dark Wave fine anni '70 primissimi '80 che, pur nelle sue asprezze soprattutto verbali, non si stacca da un romanticismo scolastico nell’utilizzo di una grammatica musicale ripetuta ossessivamente e sostanzialmente immutata in tutti i 14 brani contenuti nel disco. E’ accaduto che probabilmente Giorgio Maggiore sia stato a suo tempo folgorato dall’ascolto di Joy Division, The Cure e Diaframma e la sua attitudine musicale abbia subito un’influenza tale da far convergere ogni sua pulsione compositiva esclusivamente in tale direzione (Quel tempo tornerà, Non mi credi mai, Giorni Inesorabili). Il risultato del presente esordio è, però, da ritenersi positivo, anche se da perfezionare sia in fase di arrangiamento che nella scelta dei suoni, rendendo la voce più presente e lavorando di più sui testi, talvolta poco pensati. Dare maggiore varietà alle partiture musicali costituirebbe senza dubbio un’evoluzione naturale verso una proposta già adesso interessante. Vi è una certa sostanza in Oasi di cemento, è intrigante la suggestione evocata da brani ossessivamente oscuri rafforzati dai temi trattati nei testi: l’incomunicabilità, il rimpianto, la vita non vissuta, e per chi ha amato i Joy Division è un tuffo al cuore, pur nell’approssimazione di certe soluzioni nell’arrangiamento, ascoltare in italiano tracce sostanzialmente riconducibili a quel lontano periodo. Fra i 14 brani spiccano l’omonima Oasi di cemento: bella canzone, con un ritornello che andrebbe reso più corposo per elevarsi rispetto alla strofa; suggestiva la chitarra acida instabile. Giorni inesorabili è da rivedere: svolgimento alla “The Cure” di Killing an arab, testo a tratti superficiale che dovrebbe osare di più per rendere al meglio un brano dalle buone potenzialità. Non mi credi mai è un bel brano, con una particolare caratteristica nel canto, similare a quella di Ian Curtis dei Joy Division; Quel tempo tornerà è una onirica litania senza risveglio anch’essa in stile Joy Division; Virus nel tuo file si inquadra, a parte una certa ingenuità nel testo, in uno stile che molto ricorda gli Interpol e la accomuna al gruppo americano la stessa fonte d’ispirazione. In conclusione, un buon disco, con grandi potenzialità, forse non del tutto sfruttate. |
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tratta da musicalnews.com
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tratta da Entrateparallele.it
Giorgio Maggiore nasce a Milano il 29 marzo 1964, è un polistrumentista con influenze dark e rock psichedelico. Il disco è sicuramente pervaso da una forte genuinità, sottolineata anche dalla registrazione di tutte le tracce ritmiche e acustiche da parte dell'autore. Nel disco permane un'atmosfera ombrosa, con aree illuminate dalla parte di chitarra, suonata con buona scelta di tempo. In "Oasi di cemento", però, la musica è spesso troppo prolissa e ripetitiva e i momenti vocali sono purtroppo inflazionati dalla voce dell'artista, che è totalmente inadeguata. Si salvano certo la sincerità del lavoro e l'idea di fondo, che se accompagnati da una voce migliore e da un batterista di ruolo possono sicuramente dar vitalità a questo progetto. |
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tratta da Rockaction.it
One man band dicono gli americani. L’appellativa calza a pennello ad un artista del calibro di Giorgio Maggiore; il cantautore Milanese sforna (nel 2005) un disco maturo e cosciente delle proprie inclinazioni artistiche. “Oasi di Cemento” viene partorito (in quanto ideato, composto, realizzato e suonato interamente dal buon Maggiore) in nome di una fede nella New Wave più intima e oscura. Le tracce sono state arrangiate e prodotte con cura e trasudano delle emozioni in ogni passo. I testi del resto sono il frutto di una ragionata riflessione sulla condizione interiore dell’uomo e non potevano che essere accompagnate da musiche tetre e armonie particolarmente inquietanti (la traccia che dà il nome all’album si basa su oneste melodie e su un sound tanto elegante quanto affascinante). Il tutto scorre con una certa piacevolezza. L’unico neo? Il conto che la nostra lingua paga alla musicalità. Molti passi, ne siamo sicuri, sarebbero risultati molto più fruibili se in inglese. Per il resto il disco viaggia tra le chitarre rarefatte dei Joi Division (Non mi credi mai ossessiona l’ascoltatore con ritmi incalzanti) e le invenzioni dei The Cure (Quel tempo tornerà è una gemma acustica che brilla tra arpeggi e improvvise accelerazioni chitarristiche), tra passi acustici di rara intensità a onde pianistiche davvero commoventi (Il ritorno a Casa rappresenta il meglio del lotto, incastonata com’è tra melodie semplici e delicate disgressioni al piano). Se autoprodursi significa dare vita ad un qualcosa che ci rispecchia davvero allora ben vengano le Oasi di Cemento che ancora non sono sbocciate. |
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Giorgio Maggiore: Oasi di Cemento / I Colori che Cambiano
Scritto il 7 Maggio, 2007 in Emergenti
Musiche internazionali e ben curate per dei pezzi ben congegnati e strutturati, al servizio però di una voce non all’altezza. Nonostante il segno “up” da dare ai due progetti autoprodotti (e autosuonati) da Giorgio Maggiore, il senso di incompletezza prevale senza dubbio. I due album, che sono legati fortemente da uno stile e uno genere comune, rappresentano quell’idea in cui un discografico potrebbe o meno credere, e investire. Nel caso di Giorgio Maggiore, è chiara un’inventiva grunge, indie, alternative rock, mista a cantautorato e pop /rock italiano. Riff ipnotici, suoni ben amalgamati, cambi di ritmo e di armonia positivi. I suoni sono quelli di uno studio indipendente, quei suoni “fatti in casa”, meno artificiali rispetto a uno studio di registrazione professionistico (anche se oggi si può produrre anche un effetto vintage perfettamente), ma meno pieni e forse meno belli. Si apprezza che siano suoni “veri”, perché come tutte le cose autoprodotte, ogni singola cosa è sentita e messa lì soltanto per averlo pensato: il gusto e il piacere di mettere tutto ciò che la propria sensibilità vorrebbe in una musica. Non funziona affatto la voce, una delle cose più delicate nelle autoproduzioni. Oggi siamo abituati a sentire voci perfezionate e ricamate alla perfezione in fase di studio (per poi cadere spesso e volentieri dal vivo…), ma le corde vocali che ascoltiamo hanno solo degli effettini come delay e riverbero troppo semplici e “sputtanati”. Inoltre Giorgio non arriva alle note acute, e il fatto che lui voglia cantare con delle melodie molto ariose, con note lunghe e prolungate, non aiuta la sua flebile voce ad uscire da situazioni di imbarazzo. Ciononostante, e non lo si dice certo per dare contentini, è forte la curiosità di vedere queste musiche a servizio di una voce femminile di qualità, a cui sembrano veramente adatte. E di sentire questi arrangiamenti in una chiave più compatta e professionale. Come dire: l’idea c’è, ora c’è solo che dargli la realtà che si merita, e testare la comunicabilità della sua musica. |
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tratta da Buong.it GIORGIO MAGGIORE "Oasi di cemento" "Oasi di cemento" è il disco del 2005 firmato dal cantautore milanese Giorgio Maggiore e che propone ben 14 tracce (forse troppe?) incanalate in ambienti sonori vicini alle atmosfere del rock cupo dei Cure o dei Bahuhaus (sopratutto per quanto concerne l'uso di una vocalità spesso sdoppiata e rimbombante). Benchè le intenzioni di raccontare il dualismo tecnologico tra la natura e il cemento sia degno di interesse (prova ne sono i testi molto precisi e intriganti), l'interpretazione musicale di Maggiore lascia un pò a desiderare in quanto troppo spesso capita che i brani risultino simili e questo non lo si deve solo alla parte strumentale ma sopratutto alla voce spesso monotona, a tratti cantilenante (una specie di Federico Fiumani giù di corda). Sono certo che una registrazione pulita e chiara della voce, avrebbe reso l'impatto dei brani certamente meno prevedibile. "Oasi di cemento" rappresenta comunque l'impegno di un artista nel voler dare corpo a una propria sensibilità sostenendo l'intera iter del progetto visto che il disco è interamente scritto, composto, arrangiato, suonato e interpretato da Giorgio Maggiore. Lodevole l'impegno ma il risultato risulta purtroppo monotono. |